Dall’INAIL le indicazioni sulle misure di prevenzione e protezione da adottare per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori dai possibili rischi connessi alle lavorazioni con l’utilizzo della “stampa 3D” (Comunicato 30 agosto 2022).

Partendo da un modello digitale, la “stampa 3D” consente la realizzazione di oggetti tridimensionali attraverso un metodo di produzione additivo.
La tecnica più usata è l’estrusione, in cui un filamento di materiale passa attraverso un ugello riscaldato ad alta temperatura, quindi il materiale fuso viene depositato sopra una piattaforma di lavoro più fredda e strato dopo strato vengono costruiti i piani bidimensionali dell’oggetto programmato. I materiali utilizzati sono di diversa natura: classici (polimeri, ceramiche, vetro, metalli e legno) e innovativi (bio e nano-materiali).
Tale tecnologia di produzione è impiegata in modo crescente e sempre più diffuso nel settore aerospaziale, automobilistico, meccanico, nel comparto manifatturiero e in quello medicale, grazie all’impatto sui costi di produzione e alla facilità di utilizzo.
Proprio in relazione alle caratteristiche chimico-fisiche dei principali materiali usati e alla tecnica di lavorazione, l’INAIL ha rilevato la probabilità:
– di rischi da esposizione che potrebbero portare a potenziali effetti tossici sull’apparato respiratorio (come nel caso dei materiali plastici e metallici);
– di rischi di natura biologica derivanti dalla generazione di aerosol e contaminazione microbica delle superfici di lavoro (come nel caso dell’uso di materiali biologici).
Riguardo ai nanomateriali, pur in assenza di dati su conseguenze a lungo termine, l’INAIL ha rilevato “potenziali effetti avversi per la salute” dall’esposizione a nanomateriali ingegnerizzati (es. nanoparticelle di ossidi di metalli e nanotubi di carbonio).

Sulla base della valutazione dei possibili rischi derivanti della “stampa 3D”, l’INAIL ha raccomandato l’adozione di misure di prevenzione e protezione dagli stessi, principalmente attraverso la riduzione delle emissioni e del numero di lavoratori potenzialmente esposti.
Poiché però nello specifico della stampa 3D spesso non risulta possibile eliminare o sostituire l’agente nocivo, né modificare la modalità di lavorazione, né tantomeno ridurre il numero degli addetti coinvolti, l’INAIL ha suggerito di potenziare le misure strutturali di contenimento del rischio (come ad esempio le tecniche di aspirazione o di ventilazione dei locali), oppure di prevedere l’uso di dispositivi adeguati di protezione individuale (come maschere facciali filtranti di tipo FFP2, guanti in gomma monouso, occhiali e abbigliamento di protezione).
Resta fondamentale, comunque, un’adeguata formazione dei lavoratori e una maggiore condivisione delle procedure da attuare, allo scopo di incrementare consapevolezza dei rischi e modalità di lavoro più sicure.